La “Cella” è una cappella votiva voluta nel 1437 dal vescovo Giovanni Seclani, minorita francescano, fatto vescovo del Montefeltro nel 1413 da papa Gregorio XII, in ottimi rapporti con i signori del luogo, i Malatesta. Si presenta completamente affrescata da uno dei più famosi pittori del tempo, Antonio Alberti, originario di Ferrara ma stabilmente residente ad Urbino ed attivo nella zona.
In origine l’ambiente si presentava come affacciato su un atrio poco più ampio della cella stessa, che presentava quattro grandi archi, successivamente tamponati, tuttora ben individuabili nel manufatto sul quale fu addossato il timpano nell’Ottocento. Risale infatti al 1879 l’edificazione del Cimitero Civico e la muratura degli archi.
In una fascia della parete destra viene riportato il nome del committente, sulla sinistra quello dell’autore degli affreschi, in bei caratteri gotici, mentre sulla mensa dell’altare la data di consacrazione con riferimento alla Maestà.
Simili celle votive, le “maestadine”, generalmente di piccole dimensioni, per ricevere pochi fedeli alla volta, erano molto diffuse nell’Italia centrale e rappresentavano un luogo di grande suggestione per i viandanti che vi si fermavano. Spesso inoltre condividevano un uguale destino, cioè quello di essere ingrandite con il passare del tempo, talvolta persino per essere inglobate in un più grande edificio. I dipinti avevano funzione didattica e di ammaestramento, secondo quella cultura visiva che certamente aiutava a decodificare con l’ausilio delle immagini il messaggio delle Sacre Scritture.
Inoltre, pare che nel 1840 alcuni giovani del paese avessero visto la Madonna muovere gli occhi e immediatamente dopo cambiare colore e che poi si siano trovati all’interno a pregare ignari di esservi entrati. Si vivevano allora momenti di una tale precarietà che il ricorso alla sfera del sacro era sicuramente ben più forte rispetto al periodo attuale.
Sopra l’altare la Vergine con Bambino è sovrastata da un’Annunciazione, sul cui sfondo si apre un’arcata che fa vedere un giardino, chiaro riferimento all’hortus conclusus, che rimanda all’eterna verginità di Maria. Intorno, sulle pareti laterali, si trovano l’Adorazione dei Magi, la Presentazione di Gesù al Tempio e due schiere di Santi, sei santi uomini e sei sante donne. Nelle volte a crociera i quattro Evangelisti e negli angoli i Dottori della Chiesa. In pochi metri quadrati c’è gran parte della storia della Chiesa, in uno straordinario documento visivo, raro e splendido esempio tardo gotico.